L’arrivo del freddo autunnale comporta parecchi cambiamenti nel ciclo di vita dei pesci. Prede come le carpe, che abitano nei laghetti e carpodromi di tutta Italia, subiscono un aumento dell’appetito prima dell’entrata in letargo. Si tratta di un fenomeno assolutamente normale, dovuto al fatto che questi pesci sentono il bisogno di immagazzinare il cibo e i nutrienti in quantità, prima di rallentare il metabolismo col raffreddamento dell’acqua. Ciò avviene ovunque, sia nei laghi naturali, sia nei piccoli specchi d’acqua come i carpodromi. Ovviamente, più il lago è di piccola dimensione, più il fenomeno è accentuato. Detto ciò, viene quindi da approfittare per divertirsi al meglio in laghetto, complici le abitudini dei pesci e questa “fame” tipica del periodo.

Pesca a feeder col method

Nel contesto di ottobre, novembre e inizio dicembre, c’è una tecnica anglosassone che si inserisce al meglio. Stiamo parlando della pesca col method feeder. Trattasi di un sistema introdotto circa dieci anni fa, vera e propria evoluzione del ledgering in acqua dolce. Propone un boccone succulento racchiuso in un “goccia” di pastura distesa sul fondo. Esattamente ciò che vanno in cerca le carpe (ed eventualmente le tinche) prima del letargo invernale. È una tecnica devastante, che fa divertire veramente tanto, con canne piegate fino all’inverosimile e grandi soddisfazioni in un periodo in cui il resto delle acque è chiuso oppure impone la pratica della trota lago. Dal punto di vista delle attrezzature, per pescare a feeder col method è necessaria una canna da ledgering di 3,60/3,90 metri ad azione media (fino a 60/80 grammi), un mulinello di taglia 3000 e del monofilo 0,22/0,25 in bobina. Occorrono inoltre pasturatori a saponetta specifici per il method feeder: alcuni hanno anche uno stampino, altri invece consentono di fare tutto a mano in modo semplice ed efficace.

Lenza da method feeder

La montatura da pesca a feeder può essere costruita sia artigianalmente, sia aiutandosi con elementi precostituiti disponibili in commercio. È composta da un fermafilo in silicone, poi da un pasturatore da method feeder, una perlina salvanodo, una girella ed un terminale di massimo 10 centimetri. Niente di più semplice, potrebbe pensare qualcuno. Effettivamente è così, non lo neghiamo. Tuttavia ci sono da adottare due accorgimenti importanti. Il primo riguarda il pasturatore. Ce ne sono di diverso tipo, a forma di saponetta, di cilindro, anche quasi a forma di imbuto. Solitamente, per la pesca con sfarinati, si impiega un method feeder classico, che può essere utilizzato combinandolo con uno stampino (per ottenere un risultato perfetto) oppure con l’ausilio delle mani, per ottenere una forma simile ad una grande goccia di pastura. Il secondo accorgimento riguarda i terminali. Molti regolamenti impongono l’uso di ami senza ardiglione. Quindi i terminali pronti (o che realizzerete voi) dovranno seguire questa regola. Inoltre non dovranno essere più lunghi di 10 centrimetri e presenteranno tre possibilità per l’innesco: hair rig, elastico o conetto in plastica. L’esca, infatti, non dovrà mai essere innescata sull’amo, bensì sull’hair rig oppure su uno spezzone aggiuntivo e fermata con un cono. Una soluzione alternativa è fornita dall’elastico sullo spezzone aggiuntivo che consente l’innesco di bigattini a coppia e pellet.

Pasture ed esche per l’autunno

Pescare in autunno a method feeder è sicuramente diverso da quanto accade in estate o in primavera. Non tanto per la tecnica, che resta identica, bensì per la scelta in fatto di pasture ed esche. In autunno e in inverno, il pesce desidera la “ciccia”. Cosa si intende per ciccia? È un termine molto in voga tra gli agonisti. Vuol dire che il pesce preferisce esche e pasture proteiche, oleose, grasse. Ben vengano quindi inneschi con bigattino o pellet che rilasciano sostanze oleose. Sono indispensabili, inoltre, pasture tipiche per l’inverno, tipo le “black”, a base di farina di pesce, magari rinforzate da micro-pellet all’halibut, per rafforzare il gusto di pesce.

Ultimi consigli prima di entrare in pesca!

I ritmi della pesca nei periodi freddi sono più lenti, quindi non c’è da meravigliarsi se le catture tarderanno ad arrivare, impiegandoci anche venti minuti o mezz’ora. Considerate anche che l’acqua ha una temperatura più bassa. La pastura avrà bisogno di più tempo per sciogliersi, per formare un letto di sfarinato sul fondale. Il pesce andrà a curiosare la nuvola di pastura meno velocemente, mettendoci minuti e minuti. Poi, finalmente, spesso senza aspettarselo, la carpa partirà per il largo, dopo aver ingoiato l’amo sapientemente nascosto all’interno di un doppio strato di pastura (come vuole la tecnica del method feeder).