L'arrivo della primavera segna un generale risveglio delle attività di pesca in mare. Cefali, occhiate e, soprattutto, salpe, escono dal letargo e riprendono a vivere a pieno regime, popolando le scogliere italiane, settimana dopo settimana.

 

Il momento d'oro è vicino, quindi occorre approfittarne per tornare a pesca, magari con la canna fissa o con la bolognese. Su quale preda, però, concentrarsi per divertirsi al massimo? La risposta è molto semplice: la salpa! Scopriamo il perché.

pesca alla salpa

 

La salpa, abitante della scogliera

Tra i pesci che popolano le scogliere, la salpa è sicuramente un abitante comune, che è possibile incontrare da nord a sud. Appartiene alla famiglia degli sparidi, quindi ha il corpo schiacciato, snello, quasi di forma ovale.

 

La sua livrea è molto particolare perché è frutto di un incrocio tra argento e linee orizzontali gialle, che la differenziano dai saraghi o dalle occhiate, per esempio. Raggiunge pezzature anche di mezzo chilogrammo, quindi dispone di capacità di nuoto non indifferenti, fatte di scatti improvvisi e ottime velocità.

 

Si muove solitamente a mezz'acqua o in superficie. Raramente ha l'abitudine di pascolare sul fondo. Tende a cibarsi di erba o piccoli invertebrati, talvolta apprezzando anche il bigattino. Inoltre ha denti particolarmente affilati, capaci di tranciare terminali sottili, mettendo in difficoltà anche il più esperto dei pescatori.

 

Purtroppo la salpa ha un difetto: quando la si tiene in mano per la slamatura, ha il terribile “vizio” di riversare il contenuto dell'intestino sul malcapitato pescatore. Pertanto occorre lavarsi spesso le mani, oppure utilizzare uno straccio che, però, rischia di puzzare terribilmente per via degli escrementi maleodoranti.

 

Ne consegue che, se decideste di sopprimerla per gustare le sue carni a casa, bisognerebbe pulirla o sul posto di pesca o appena possibile. La mancata pulizia dell'intestino, infatti, comprometterebbe le qualità culinarie organolettiche della preda.

 

Pesca alla salpa con la canna fissa

La pesca alla salpa che va per la maggiore prevede l'impiego della canna fissa. Ci sono pescatori che praticano anche la pesca alla salpa con la bolognese, ma oggi ci concentreremo su una tecnica antica, che regala particolari soddisfazioni.

pesca alla salpa con canna fissa

La pesca alla salpa con canna fissa può essere applicata all'ambiente più comune dello sparide: la scogliera, sia alta che bassa, purché ricca di anfratti e di vegetazione (la salpa ne va pazza). È necessario dotarsi di una canna fissa ad azione rigida, tra i 7 e i 9 metri, con cima in carbonio vuoto. La cima in carbonio pieno può andar bene, a patto che non si recuperi il pesce al volo ma col guadino, perché il peso della preda potrebbe spezzare l'esile cimino.

 

La lenza madre sarà costituita da uno 0,18, sul cui faremo scorrere un galleggiante da 2/3 grammi: a forma di carota per condizioni di mare mosso, oppure a forma di goccia per mare calmo. Infileremo poi una torpille che tarerà perfettamente il galleggiante, quindi dovrà avere un peso di 2 o 3 grammi a seconda della portata del segnalatore. Chiuderemo il trave con una girella alla quale collegheremo un terminale di circa 50/70 centimetri dello 0,14.

 

La brillatura per la pesca alla salpa

La salpa possiede denti che tagliano terminali esili, costringendo al rifacimento delle lenze ad ogni recupero. Per evitare che ciò accada, gli agonisti hanno creato il trucco della brillatura.

 

In cosa consiste? Semplice, un gioco da ragazzi. Si lega l'amo, un 10 a gambo lungo, con un pezzo di 0,20. Si taglia il filo a circa 10 centimetri dall'amo. Poi si effettua un “nodo di sangue” tra il terminale dello 0,20 e il terminale dello 0,14 collegato al trave.

 

In questo modo realizzeremo una sorta di rinforzo, proprio negli ultimi centimetri che sono particolarmente vitali, ed evitano alla salpa di tagliare un terminale sostenuto come lo 0,20.

 

Brillatura per pesca alla salpa

Esche e pasture per la pesca alla salpa con la canna fissa

L'azione di pesca si svolge pasturando con uno sfarinato specifico, ideato per la pesca in superficie a salpe, cefali o saraghi, a base di formaggio e farina di pesce. Tra le esche per la pesca alla salpa annoveriamo l'erba che si può ricavare dagli scogli (chiamata borraccina in alcune zone d'Italia), oppure il gambero, la pastella, il pane, il bigattino.

pastura per pesca alla salpa

Una volta in pesca, occorrerà sondare e posizionare il galleggiante a mezz'acqua. Successivamente bisognerà pasturare per avvicinare il branco nella zona di operatività. Agli inizi potrebbero presentarsi castagnole, occhiate, boghe... abbiate pazienza.

 

Le salpe sono sempre in attività, quindi non mancheranno di attaccare le vostre esche. Quando ferrerete, sentirete subito una poderosa partenza, con una fuga velocissima tale da far vibrare la canna. Ecco, è lei, la salpa!