La pesca a feeder è una tecnica d’importazione anglosassone, comparsa in Italia negli anni ’80 e diventata successivamente una delle più popolari in assoluto. Trattasi di una pesca a fondo praticabile sia in acque salate che in acque dolci, che ha come obiettivo la presentazione dell’esca assieme ad una pasturazione nelle immediate vicinanze. Si effettua attraverso un piombo-pasturatore (che si chiama appunto feeder) da riempire con pastura, bigattini o entrambi. È molto praticata in primavera ed in estate, sia in fiume che in lago. Permette infatti di catturare carpe, tinche, carassi ed altri pesci che si cibano sul fondo, particolarmente combattivi e divertenti da pescare. Visto l’avvicinarsi della bella stagione, oggi affronteremo il feeder fishing: detto anche ledgering, nella sua variante classica, si pesca sia con i feeder da pastura, che con gli open end feeder e cage feeder. Scopriremo come realizzare tre semplici ed efficaci montature per la pesca a feeder, come scegliere le pasture e quali esche impiegare. Pronti? Si parte!

Montature da pesca a feeder

Le montature più comuni per la pesca a feeder sono tre. La prima prevede l’ausilio di un anti-tangle, un sistema in plastica che evita grovigli causati dal pasturatore, da posizionare sulla lenza madre e da fermare sulla girella, prima del terminale. Non ha un nome specifico, ma è sicuramente la più utilizzata. Questo sistema può essere adattato sia alla pesca con pasturatori aperti che chiusi, colmi di pastura o di bigattini (open end feeder, block end feeder, cage feeder). Il resto è composto dal finale, tra i 20 e 50 centimetri, a seconda della sensibilità che si vuole ottenere in fase di mangiata. Un terminale corto è più diretto, più rigido. Un terminale lungo “svolazza” maggioremente, quindi appare più naturale agli occhi del pesce.

La seconda lenza è un’evoluzione della prima, si chiama running-rig, e permette al pasturatore di muoversi liberamente sulla lenza mediante una sorta di girella gommata con moschettone interno. Va impiegata quando si tenta la cattura di pesci sospettosi, infatti è ottima con terminali corti, di lunghezza compresa tra i 20 e 30 centimetri. È perfetta anche nella pesca con pasturatori che prevedono un lento rilascio della pastura sul fondo, come gli open end feeder (non i cage feeder però).

La terza invece è l’helicopter rig, un sistema che impone la chiusura della lenza con il pasturatore a perdere, mentre sul trave vi si posiziona il terminale bloccato da un apposito sistema. Il vantaggio dell’helicopter rig è di pescare con l’esca che non lambisce il fondo o non poggia su di esso, bensì resta sollevata. Un’alternativa, insomma, per la cattura di carpe, tinche, carassi ed altri pesci che popolano le profondità delle acque dolci ma, talvolta, si muovono ad un palmo o più da esse.

Ci sono altre alternative di più complessa realizzazione, che prevedono l’impiego di trecce o powergum. Preferiamo accennarle per completezza del discorso, ma le consigliamo solo per condizioni difficili come pesce sospettoso, corrente sostenuta in canale o fiume, acque fredde, ecc.

Pasture per la pesca a feeder

La pesca a feeder è stata praticata per tanti anni con pasture tradizionali, bagnate un po’ più del solito per renderle più adatte all’impiego nel pasturatore. Col passar del tempo, le diverse aziende di settore hanno studiato pasture concepite esclusivamente per il feeder fishing: hanno una meccanica differente, si disgregano in tempi consoni per il rilascio dal pasturatore e hanno anche aromi specifici per la pesca sul fondo. In commercio vi sono numerosi tipi di pasture da feeder: dalle classiche feeder gialle, con composto a base di pastoncino giallo e panettone, alle feeder alla fragola dal colore rosa; si passa inoltre a prodotti specialistici come le pasture alla betaina (colore verde, sapore dolciastro), all’halibut (colore grigio scuro con base di farina di pesce), alle black per le acque fredde (grana particolarmente sottile e alta concentrazione di farine di pesce). In primavera le pasture gialle o rosa, quindi pastoncino/panettone e fragola, rendono al meglio, specie se integrate con mais e brasem. In autunno ed inverno, con acque fredde, le pasture scure fanno da padrone. Discorso a parte merita il pellet. Negli ultimi anni, infatti, è diventato un’alternativa alla pastura, ma il suo impiego non è sempre visto di buon occhio dai gestori dei carpodromi, quindi spesso è limitato o vietato.


Esche per il feeder

Concludiamo parlando delle esche per la pesca a feeder. Le esche tradizionali sono i bigattini, i caster, il mais, il lombrico. Sono gratuite a tutti i ciprinidi senza alcuna esclusione. Se la pressione di pesca si fa sentire, o lo spot frequentato è un carpodromo particolarmente frequentato, può essere necessario sfruttare le potenzialità di esche artificiali come pellet e micro-boiles. I pellet hanno solitamente una dimensione di 4/6 millimetri, e vanno innescati mediante un apposito rig in silicone. Le micro-boiles da feeder hanno grandezza pari a 8/10 millimetri e richiedono la presenza dell’hair rig per essere innescate correttamente. Infine ci sono i maxi-pellet da 8 e 10 millimetri, da innescare sempre con hair rig. Gusti? Sapori? Ce ne sono veramente tanti. I più affidabili sono halibut, betaina, ananas, cioccolato e fragola. Sposano al meglio i gusti delle pasture e richiamano più facilmente l’attenzione dei pesci da catturare a feeder.

Anche per oggi è tutto. Con queste basi potrete sicuramente affrontare al meglio la prima battuta di pesca a feeder durante la primavera. Siete pronti? Buon divertimento!