La pesca a Eging Game è una tecnica che negli ultimi anni ha subito notevoli trasformazioni. Da essere quasi snobbata fino ai primi anni 2000, l’eging è diventata una realtà consolidata della pesca in mare.
Al giorno d'oggi è sempre più praticata da pescatori che vogliono cimentarsi con seppie, calamari e totani. Prede che, a dire la verità, non sono da considerarsi pesci, bensì cefalopodi quindi alternative a spigole, cefali, orate ed altre prede oggetto di tecniche specialistiche della pesca in mare. Il periodo che stiamo attraversando, ovvero l’autunno, è tra i migliori in assoluto in cui praticare la pesca ai cefalopodi. Seguendo un vademecum di consigli, sarà possibile catturare buoni esemplari di seppie, di calamari o addirittura di totani, sia  pescando da riva che dalla barca (per chi ne possiede una).
Vediamo dunque come funziona la pesca a eging e quando praticarla al meglio.

 

Eging game: l’attrezzatura

Prima di tutto occorre definire cos’è un egi, volgarmente chiamata “totanara”. Si tratta di un’imitazione di un gambero in materiale plastico, talvolta ricoperta da una retina colorata, che presenta nella parte terminale i “cestelli”, ovvero ami che hanno l’obiettivo di aggrapparsi ai tentacoli dei cefalopodi.
Gli egi sono disponibili in varie dimensioni e peso (i piombi si trovano nella parte alta, accanto alla girella di connessione al terminale), con differenti capacità e velocità di affondamento. Le misure sono solitamente 2/2,5/3/3,5 e 4. Con queste sigle non si intendono le grammature ma le dimensioni dell’esca.

Gli egi più piccoli sono indicati per la pesca alle seppie, quelli più grandi per totani o calamari, sia da riva che dalla barca. Per ciò che concerne canne e mulinello, sul mercato sono disponibili canne specifiche per l’eging: hanno una lunghezza tra i 2,10 metri e i 2,40/2,50 metri con cime sensibili e morbide, concepite per evitare fastidiose slamate dei cefalopodi. I mulinelli dovranno avere una buona riserva di filo, quindi modelli di taglia 2500 o 3000 saranno più che sufficienti.
Un buon monofilo in nylon (sconsiglio il trecciato - troppo rigido) completerà l’attrezzatura necessaria che è assolutamente ridotta al minimo, essendo l’eging una tecnica itinerante che richiede frequenti movimenti alla ricerca delle prede.

pesca totani

 

Tecniche e strategie per la pesca ai totani, seppie e calamari

La pesca a totani, calamari e seppie è molto diversa dallo spinning o dal light rock fishing. Anche se trattasi di tecniche con attrezzature molto simili, contemplano la cattura di pesci, mentre l’eging punta ai cefalopodi che, ripeto, non sono pesci.
Sono cefalopodi! Si comportano diversamente, e quando combattono, non guizzano o hanno fughe, non corrono come treni. Sono lenti, si muovono al contrario e non vanno forzati, perchè i tentacoli sono delicati e possono rompersi se forzati eccessivamente. L’azione di pesca è abbastanza semplice: si lancia, si attende l’affondamento dell’egi percepibile con il calo di tensione sul filo e poi si recupera per qualche secondo.
Successivamente si effettuano una o più “jerkate”, cioè movimenti della canna verso l’alto, e si recupera nuovamente, sempre allo stesso modo. L’egi si muoverà alla pari di un gambero che saltella e cerca di scappare dal pericolo. Poi, sicuramente tra una jerkata e l’altra, avvertiremo uno strano movimento della canna e una tensione improvvisa.
Ecco, ha abboccato un totano, una seppia o un calamaro! Recuperiamo con molta calma, delicatamente e, quando la preda sarà vicina a riva, utilizziamo un buon guadino a maglia larga, facendo attenzione agli improvvisi schizzi di acqua o di inchiostro.

 

Quando pescare totani, seppie e calamari

I mesi autunnali sono i migliori perchè seppie, calamari e totani si spostano in massa verso riva con l’intento di riprodursi. Si possono insidiare sia all’interno dei porti, sia lungo le scogliere, a patto che si rispettino regole fondamentali: mare calmo e poca luce. Mare calmo in quanto il massimo dell’attività, anzi della caccia dei cefalopodi, avviene in condizione di mare piatto, senza onde nè vento.
Per il discorso luce, invece, bisogna considerare che i cefalopodi sono attratti da tutto ciò che è luminescente (come gli egi, appunto) quindi un’esca, per generare luminescenza, dovrebbe essere impiegata all’alba, al tramonto o di notte. L’alba è un buon momento per pescare ad eging, e la condizione di luce ed ombra garantisce un mix molto interessante da non trascurare.
Le ore centrali del giorno sono meno produttive, tranne durante giornate grigie, un po’ piovose, quando i raggi del sole non penetrano la superficie dell’acqua. Infine, il tramonto e le ore successive, quando le tenebre fanno da padrone, rappresentano il culmine dell’attività dei cefalopodi e vanno sfruttate fino all’ultimo minuto disponibile.